L’eccidio di Monte Sole

Il 10 giugno Mussolini dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, schierando l’Italia a fianco della Germania.

Sabato 24 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo, convocato da Mussolini ufficialmente per verificare l’andamento del conflitto, approvò l’ordine del giorno Grandi che restituiva il comando delle forze armate al Re.

Il giorno successivo, domenica 25 luglio 1943, Vittorio Emanuele III faceva arrestare Mussolini, affidando il governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio.

La caduta di Benito Mussolini aprì speranze di libertà e di pace vicine.

Purtroppo la fine del fascismo e della guerra erano ancora tutte da conquistare.

Quella domenica, a Sperticano, il parroco don Giovanni Fornasini fu portato sulle spalle fra chiesa e osteria per festeggiare la caduta del Duce.

Ufficialmente l’Italia continuava però il conflitto al fianco dei tedeschi e su ordine di Badoglio, con l’approvazione del Re, era proclamata la legge marziale; ogni assembramento di più di tre persone doveva essere sciolto con la forza, con le armi.

Intanto Hitler organizzava un massiccio invio di truppe tedesche in Italia, che si andavano ad aggiungere alle forze già dislocate nel nostro paese nei mesi precedenti.

Ormai la fiducia del Führer nell’alleato italiano si era ridotta al minimo.

Subito dopo l’arresto di Mussolini, il governo italiano avviò trattative segrete con gli Alleati.

Il 3 settembre, a Cassibile in Sicilia, fu firmato l’armistizio, reso noto alla popolazione tramite un annuncio alla radio solo l’8 settembre, senza comunicare ordini agli alti gradi dell’esercito.

I reparti che resistettero ai tentativi di disarmo, vennero travolti. Fra gli scampati, molti fuggirono verso casa, altri diedero vita a bande partigiane che animeranno poi la Resistenza.

Da quel momento i tedeschi da alleati divennero invasori nemici

Si concretizzò quindi, da parte della Wermacht, un piano di occupazione della penisola già pianificato dall’abile macchina da guerra nazista in caso di defezione dell’Italia.

Le truppe tedesche dilagarono nel paese occupando, in pochi giorni, tutta la parte di Italia non ancora in mano alleata.

Nei giorni successivi dichiararono il territorio italiano “zona di guerra”.

Gli Alleati, nella lenta risalita dello stivale verso nord, dovettero affrontare una fortificatissima linea difensiva messa in atto dal feldmaresciallo Albert Kesselring: la Linea Verde che gli alleati chiameranno Linea Gotica.

Questa barriera andava da Massa Carrara a Rimini e aveva lo scopo di proseguire la tattica della ritirata combattuta, già attuata dai tedeschi fin dai primi sbarchi alleati in Sicilia, per infliggere al nemico il maggior numero di perdite, in modo tale da rallentare e addirittura fermare l’avanzata anglo-americana, difendendo la Pianura Padana e quindi l’accesso alla Germania attraverso il Brennero.

Solamente nei primi giorni di aprile del 1945, le forze alleate diedero vita all’offensiva finale sfondando la Linea Gotica e dilagando dalla Pianura Padana verso l’Italia del nord.

Ma circa un anno prima, nell’estate del 1944, si stima che la forza partigiana fosse composta da circa 70-80.000 uomini attivi nei movimenti di resistenza sulle montagne della Toscana e dell’Emilia-Romagna, divisi in diverse formazioni combattenti.

La strage di Marzabotto/ Monte Sole, 29 settembre – 1 ottobre 1944, si colloca proprio alla fine di una terribile “marcia di morte” da parte dell’esercito tedesco, iniziata in Toscana durante la ritirata combattuta.

L’esercito alleato indugiava e il maresciallo Albert Kesselring, per proteggersi dall’incubo dei partigiani, ordinò di fare terra bruciata nelle retrovie tedesche per coprirsi la ritirata.

In pratica doveva essere bloccata qualsiasi attività partigiana sulla Linea Gotica, dapprima nel tratto appenninico tosco-emiliano e poi in quello bolognese della Valle del Reno.

Gli eccidi che interessano la storia di don Fornasini assunsero il nome di “Strage di Marzabotto” anche se furono consumati nei numerosi paesi e frazioni attorno a questo comune.

E’ il più grave crimine di guerra contro l’umanità, compiuto verso la popolazione civile, perpetrato dalla Germania Nazista nell’Europa occidentale, durante la Seconda Guerra Mondiale

Il mandante di questa strage fu il maresciallo Kesselring mentre la pianificazione è riconducibile al Generale Max Simon, comandante della XVIª divisione “SS Panzer Aufklarung Abteilung Grenadieren Divisionen Reichen Führer” (noto anche con il nome di 16° battaglione “Panzer Grenadier Division”), ed al Maggiore Helmut Looss responsabile dell’ufficio informazioni del comando di Divisione.

La conduzione materiale della strage viene affidata al Maggiore Walter Reder comandante del XVI Gruppo corazzato esplorante, soprannominato “il monco” a causa della mancanza del braccio sinistro perso in Ucraina sul fronte orientale della guerra.

Reder è scelto come coordinatore direttamente da Kesselring per la sua abilità in questo tipo di operazioni.

Era considerato uno specialista avendo acquisito una notevole esperienza nei borghi ucraini.

In Italia iniziò il suo lavoro di “pulizia” verso la fine di giugno del 1944 partendo dalla Versilia ed arrivando nel Bolognese, lasciando dietro di sé una scia di sangue di oltre 3000 morti: uomini, donne, vecchi e bambini.

La maggior parte delle stragi durante questa macabra ritirata erano completamente immotivate perché, nelle zone interessate, non c’erano più partigiani combattenti, già rifugiatisi altrove, ma solo povera gente terrorizzata (fatto sottolineato nella sentenza di condanna a Reder).

La dimensione di queste uccisioni veniva segnalata anche dalle stesse autorità della sedicente Repubblica Sociale Italiana come evento impossibile da giustificare.

Mussolini avrebbe appreso, dal rapporto realistico redatto dal segretario comunale di Marzabotto, l’estensione delle violenze, di cui si lamentò con Hitler, senza alcun risultato.

Dalla metà di ottobre 1943, nella zona di Marzabotto e dintorni, si formò la brigata partigiana Stella Rossa, comandata da Mario Musolesi, un ex militare dell’esercito italiano disperso, detto “Lupo”.

Era composta principalmente da giovani del luogo, sfuggiti alla leva obbligatoria nella RSI , non schierati ideologicamente, decisi a combattere contro tedeschi e i loro alleati fascisti italiani.

Dal febbraio 1944 le azioni della Brigata si intensificheranno, provocando un inevitabile innalzamento della tensione e del conflitto.

Scontri, rappresaglie, attentati e vendette si susseguiranno mentre la popolazione attendeva che l’esercito anglo-americano, sempre più vicino, riuscisse a sfondare il fronte che lambiva il territorio di Monte Sole.

Il comando militare tedesco, una volta compreso che la Linea Gotica poteva reggere a lungo, decise di eliminare definitivamente ogni nucleo di resistenza e di ribellione sulle retrovie del fronte; in particolare quando Reder arrivò ai piedi di Monte Sole, si rese necessaria la completa eliminazione della brigata Stella Rossa.

Secondo le indicazioni del Comando Supremo Tedesco, datate 16 novembre 1942: “In questa lotta occorre liberarsi dello spirito cavalleresco del soldato e non tener conto delle clausole della Convenzione di Ginevra. Se questa lotta contro le bande, sia all’Est che nei Balcani, non verrà condotta nel modo più brutale non potremo dominare questa peste. Di conseguenza, il diritto ed il dovere è di impiegare in questa lotta tutti i mezzi, senza limitazioni di sorta, anche contro le donne ed i bambini”. A queste indicazioni fecero poi seguito gli ordini precisi diramati da Kesselring il 4 agosto 1944 con le indicazioni riguardanti la lotta al banditismo. Si crearono così in Italia le condizioni di una guerra ai civili da parte delle SS, che generò una scia ininterrotta di stragi che hanno nell’eccidio di Monte Sole l’evento più tragico per il numero di vittime coinvolte.

Area del memoriale – Parco storico di Monte Sole

Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 le truppe naziste uccidono settecento settanta persone, nella maggior parte donne, anziani e bambini, anche neonati. Sulla carta si tratta di una operazione bellica contro la Brigata Partigiana che da mesi controlla la collina di Monte Sole. Nei fatti si tratta di una storia di violenza inimmaginabile. Le SS guidate dal maggiore Reder applicano una tecnica bellica già sperimentata in diversi eccidi perpetrati in Toscana nell’estate 1944: dal momento che la guerriglia partigiana può svolgersi nella misura in cui è sostenuta dalle popolazioni civili, il completo annientamento di queste ultime costituisce la condizione per conseguire la sconfitta del nemico. Così avviene: le SS accerchiano la collina di Monte Sole e risalgono sterminando tuti i civili che incontrano; i partigiani, eccetto pochi combattimenti, si ritirano sulle cime e nella notte si allontanano; nelle località coinvolte rimane terra bruciata, che non sarà più abitata.

Nella strage muoiono, oltre a don Giovanni Fornasini, altri 4 preti e una religiosa: don Ubaldo Marchioni, ucciso il 29 settembre sulla predella dell’altare di S. Maria di Casaglia, dopo che ha cercato di sostenere la popolazione che si era rifugiata in Chiesa; don Elia Comini, salesiano, e padre Martino Capelli, dehoniano, uccisi alla Botte di Salvaro il 2 ottobre insieme a un gruppo di uomini che avevano cercato di liberare; don Ferdinando Casagrande, ucciso il 9 ottobre dopo giorni passati con la famiglia in un rifugio vicino a San Martino cercando almeno di seppellire le vittime; suor Maria Fiori, conosciuta come “suor Ciclamino”, morta il 29 settembre dopo aver preparato i bimbi della comunità alla prima comunione.

Il 15 aprile 1945, dopo un bombardamento durato due giorni le truppe della 6ª divisione sudafricana, attestate sul crinale tra Reno e Setta, attaccano Monte Sole, Monte Caprara e Monte Abelle per consentire alla 1ª divisione corazzata americana di avanzare verso Bologna lungo la Porrettana. Nei due giorni successivi si svolgono assalti decisivi alle postazioni tedesche più arretrate (Monte Adone, Brento, Monte Castellazzo, Monterumici). Al termine della battaglia su Monte Adone, il 18 aprile viene inviato un plotone di soldati americani per piantare sulla cima una grande bandiera, a suggellare la conquista dell’ultima roccaforte della Linea Gotica. Tutta la zona teatro dell’eccidio di Marzabotto risulterà tremendamente minata e sarà completamente bonificata solo nel 1994.

La ricerca storica più completa sulla strage è il volume di Luca Baldissara e Paolo Pezzino, uscito nel 2009 per i tipi del Mulino con il titolo Il massacro: guerra ai civili a Monte Sole,

Per un approfondimento sull’eccidio e i vari episodi di violenza perpetrati in diverse località rimandiamo al sito straginazifasciste.

 

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