La vita di don Fornasini

L’INFANZIA A PIANACCIO

Giovanni Remo Fornasini nasce il 23 febbraio 1915 a Pianaccio (Lizzano in Belvedere – Bologna) da Angelo Fornasini e Maria Guccini e viene battezzato il giorno stesso da don Luciano Montanari.

Il padre, nato a Pianaccio il 2 ottobre 1887, muore il 12 novembre 1938; la madre, nata a Pianaccio il 19 luglio 1887, muore il 23 giugno 1951.

Giovanni Fornasini aveva un fratello, Luigi, nato nel 1912, il quale sposò Corinna Bertacchi; da questo matrimonio nacquero due figlie: Caterina (1938) e Giovanna (1947).

Pianaccio era una piccola comunità a 775 metri sul livello del mare con circa 450 abitanti divisi in poche famiglie. La frazione non disponeva di un telefono, né di un telegrafo, né di una rivendita di giornali, ma era presente un ufficio postale e la chiesa con la sua piazza, nominata nel 1935 Piazza dell’Impero; dopo la guerra diventerà Piazza Don Giovanni Fornasini.

Chiesa dei santi Giacomo e Anna di Pianaccio

La scuola non era altro che una pluriclasse, governata dalla maestra Giuseppina Brasa Biagi, dove, al massimo, si arrivava alla terza elementare per poi proseguire, eventualmente, fino alla sesta classe ma a Lizzano in Belvedere o Porretta.

Giovanni passa un terzo della sua breve vita fra le strade di questo borgo dove, più o meno, tutto gravitava attorno alla piccola chiesa.

Il 14 luglio 1924 Giovanni Fornasini riceve la cresima per le mani del Cardinale Nasalli Rocca.

La casa natale di don Giovanni a Pianaccio

ADOLESCENZA A PORRETTA TERME

Nel 1925, per motivi di lavoro e di salute del padre, la famiglia si trasferisce a valle a Porretta : il padre, come impiegato della posta, porta i sacchi dall’ufficio al treno; la madre, oltre ai lavori di casa, per alcuni mesi l’anno fa la bagnina alle terme mentre il fratello Luigi andrà a lavorare in officina.

Giovanni passa gli anni dell’adolescenza all’ombra della parrocchia di Porretta, facendo il chierichetto del parroco don Minelli ed aiutando il padre nel suo lavoro. Frequenta le elementari, poi le scuole commerciali al Collegio Albergati. Le prestazioni scolastiche di Giovanni non sono delle migliori. Viene bocciato in prima ed in seconda elementare a Pianaccio e rimandato in alcune materie come italiano, calligrafia, latino e francese durante gli anni del corso di avviamento commerciale. Se da un lato la fatica scolastica è elevata, lo è anche l’impegno che lo porta progressivamente a risultati migliori da giovane studente di teologia. Nei tempi in cui domina il fascismo, in famiglia non si parla di tessere o di appartenenza politica. Giovanni non è un balilla né un avanguardista, ma semplicemente un ragazzo al servizio della comunità diventando il braccio destro di don Minelli, capo chierico e catechista. Nelle vacanze vive esperienze lavorative come il fattorino per il barbiere e l’accompagnatore dei clienti dell’Hotel Helvetia dalla stazione all’albergo.

 

LA SCELTA DEL SEMINARIO

Ad ottobre Giovanni inizia il cammino formativo nel piccolo Seminario di Borgo Capanne frequentando la seconda ginnasio. Nel 1932, si trasferiscono a Villa Revedin a Bologna, nel Seminario Arcivescovile appena inaugurato, fatto costruire per volontà di Nasalli Rocca. Nell’autunno del 1935 inizia il suo primo anno di liceo, nel Seminario Regionale a Bologna situato tra via dei Mille e Piazza Umberto I.

Seminario: Don Giovanni primo a sinistra

La salute non è il punto forte di Giovanni, da sempre esile di corporatura. Viene fatto rivedibile alla visita di leva ed assegnato a servizi sedentari per debole costituzione. Per alcuni mesi durante il periodo del liceo viene rimandato a casa per ritemprare la sua condizione fisica. La malattia poteva essere una battuta di arresto per il suo percorso di studi ma Giovanni l’affrontò con grande energia. È dell’estate del 1936 un viaggio a Lourdes con l’Unitalsi : il ritorno a casa è carico di energie e di buone intenzioni. A Lourdes Giovanni sente la vera e propria chiamata che, in un certo senso, gli fa cambiare marcia. Il resoconto di questo viaggio è una sorta di manifesto alla carità evangelica che poi verrà messo in pratica negli anni di sacerdozio. Rimase sempre legato spiritualmente alla Madonna di Lourdes e appena ordinato sacerdote desiderò celebrare una delle prime Messe a Campeggio dove il parroco aveva ricostruito in piccolo proprio la grotta di Lourdes.

Nell’estate del 1938 Giovanni, a 23 anni, termina il liceo ed inizia il corso di teologia. In Europa iniziano a soffiare venti di guerra: nel Natale del 1939 il fratello Luigi viene richiamato alle armi; il 10 giungo 1940 Mussolini dichiara guerra alla Francia e all’Inghilterra.

 

IL SERVIZIO PASTORALE

Il 7 giugno 1941 don Giovanni è ordinato diacono nella cattedrale dal card. Nasalli Rocca: all’indomani della ordinazione diaconale don Giovanni viene mandato ogni domenica a Sperticano in aiuto del parroco infermo don Giovanni Roda.

La bicicletta di don Giovanni davanti alla chiesa di Sperticano

Il giorno di Pasqua del 1942 (5 aprile), pochi mesi prima di essere ordinati sacerdoti, alcuni studenti do quarta teologia (fra i quali Giovanni Fornasini, Ubaldo Marchioni e Luciano Gherardi), fondano la “Repubblica degli illusi“, una sorta di associazione che lega i futuri sacerdoti con una profonda amicizia. Da statuto, si definiscono i seguaci di Colui che il mondo cieco ha chiamato il più grande illuso della storia, Cristo Gesù. La struttura organizzativa della loro Repubblica è basata su nuclei di zona detti raggi che si estendono a ventaglio da Bologna fino alla parrocchia di ogni singolo socio. Don Fornasini e don Marchioni faranno parte del raggio di Sperticano. In buona sostanza, in un’epoca dove anche le amicizie sono diventate pericolose ed i mezzi di comunicazione scarseggiano, questi sacerdoti mettono in piedi una rete di contatti che permette di farsi forza a vicenda e continuare ad andare contro corrente.

Domenica 28 giugno 1942, nella chiesa di S. Pietro a Bologna, don Giovanni viene ordinato presbitero dal Cardinale Nasalli Rocca. Lunedì 29 giugno 1942, festa di S. Pietro e S. Paolo, don Giovanni canta la prima Messa a Sperticano, mentre la domenica 5 luglio è a Porretta Terme . Il 19 luglio 1942 muore il vecchio parroco di Sperticano, don Giovanni Roda, ed il giorno dopo don Fornasini viene nominato economo spirituale della parrocchia. Il 25 Luglio 1942 don Fornasini celebra la Messa solenne nel suo paese natale: Pianaccio. Il 27 settembre 1942 prende ufficialmente possesso della parrocchia di Sperticano.

 

L’ANGELO IN BICICLETTA

Sperticano è una comunità molto piccola, a misura d’uomo, in cui il parroco è un punto di riferimento: conosceva a memoria tutti i focolari e le famiglie, ne percorre i sentieri e condivideva gioie e dolori. La porta della sua canonica e della parrocchia sono sempre aperte. Don Giovanni vive in un legame di fraternità intensa con gli altri prete e si presta innumerevoli volte a sostituire i preti ammalati viaggiano instancabilmente sulla sua bicicletta.

La bicicletta di don Giovanni davanti all’ingresso della canonica di Sperticano

Numerose testimonianze sottolineano che il giovane arciprete non tardò a dimostrare a tutti la sua generosità e il suo modo efficace di fare la carità. La guerra è ancora relativamente lontana ma il carico di problemi che si porta dietro a livello economico e non solo, è già molto presente. In parrocchia si prega, si insegna, si recita e si canta. In pochi mesi la canonica diventa “un cantiere della carità” con l’intento di aiutare chiunque abbia bisogno, distribuendo il materiale raccolto e sistemato. Nessuna distinzione di appartenenza o meno alla parrocchia, nessuna discriminazione per questa o quella fazione. Tutti allo stesso modo, partigiani, sfollati e civili, sono accolti nella sua canonica e nei rifugi accanto, scampando ai rastrellamenti. Nei locali accanto alla canonica crea una scuola che permette ai bambini di frequentare la quarta e la quinta elementare senza andare a Marzabotto. La guerra incalza ed i primi bombardamenti sulla città di Bologna provocano un piccolo flusso migratorio verso la montagna, considerata luogo sicuro. Don Giovanni, cerca ed offre alloggio e riparo per chiunque bussi alla sua porta; arriverà ad avere decine di sfollati all’interno della canonica.

Sperticano: cimitero, chiesa e canonica

La guerra è sempre più vicina e dopo l’8 settembre 1943 la situazione precipita. Quelli che erano amici diventano improvvisamente nemici e sono sparsi su tutto il territorio, a difesa del quale si formano diverse squadre partigiane. Gli scontri fra la Brigata Stella Rossa e le forze tedesche si fanno sempre più frequenti aumentando di conseguenza i rastrellamenti e le rappresaglie. Innumerevoli sono le situazioni in cui Don Giovanni salva da morte certa o da deportazione innocenti rastrellati e condannati per rappresaglia. Spesso disobbedisce alle leggi imposte per andare in aiuto da sacerdote a chi è in pericolo o difficoltà. Il solo seppellire i morti lasciati a monito per strada era una cosa assolutamente vietata, ma il lavoro di un parroco passa anche per la carità e la pietà verso le persone che hanno perso la vita.

Aspersorio di Don Giovanni trovato dal fratello assieme al corpo, dietro al cimitero di San Martino

A inizio settembre 1944 la situazione nella zona si fa sempre più tesa e don Giovanni scrive il testamento che affida a don Ubaldo Marchioni e don Lino Pelati, consapevole del rischio che corre ogni volta che cerca di salvare qualcuno.

 

GLI ULTIMI GIORNI

Il 29 settembre, mentre su Monte Sole le SS danno inizio all’eccidio che porterà alla devastazione di intere comunità, don Giovanni viene chiamato ad andare a Pioppe di Salvaro dove sono stati radunati e arrestati più di cento uomini. In questa occasione non può fare nulla: in un primo momento viene imprigionato, poi il 30 settembre viene mandato a Bologna per ottenere un lascia passare. A Bologna il card. Nasalli Rocca lo invita ad aspettare che la situazione diventi meno pericolosa, ma don Giovanni non vuole lasciare la sua gente senza pastore e risale a Sperticano. Trova tante sofferenza e per giorni non può far altro che seppellire morti. L’8 ottobre la canonica viene occupata da un comando SS che limita le sue azioni. La sera del 12 ottobre difende alcune ragazze del paese, invitate ad una festa dai soldati delle SS. La mattina del 13 ottobre, con il permesso dei militari tedeschi che vivono nella canonica, sale da solo da Sperticano a San Martino di Caprara per cercare l’amico don Ubaldo, sostenuto dalla preghiere del rosario e con il desiderio di benedire le salme della strage. Alla sera i soldati festeggiano gridando: “Pastore kaputt”. Il suo cadavere viene visto il giorno successivo dietro al cimitero di Caprara, ma vi rimane insepolto per 193 giorni, piagato dalle decine di percosse che ha subito inerme .

Il 22 aprile 1945, la sua salma viene ritrovata dal fratello e tumulata due giorni dopo all’interno del cimitero di Sperticano. Ad un anno dalla sua morte, il 13 ottobre del 1945, la salma viene trasferita nella chiesetta di S. Tommaso di Sperticano.

Luogo del ritrovamento del corpo di Don Giovanni dietro al cimitero di San Martino

Enzo Biagi, amico d’infanzia, sintetizza così la vita di Giovanni: “Non era un prete molto colto, magro, lungo, pallido, con gli occhiali, non sembrava nemmeno un uomo forte, ma il coraggio e la grandezza erano nel suo cuore, temeva il peccato, ma non temeva la morte”.

condividi su